“La mia terra è la mia casa, qui è nata una delle prime masserie didattiche”

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Nunzia Longo

StatoDonna, 8 aprile 2022. Appena ha un’ora libera e intravede uno spiraglio di sole scappa al mare, nei lidi più vicini o, se proprio si tratta di un’intera giornata, sul Gargano.

Nunzia Longo è nata e cresciuta in campagna, nella fattoria Rovello, oggi una masseria didattica e sociale nota nell’Alto Tavoliere di Puglia. Non le pesa trovarsi sempre distante da un centro urbano, “anzi, nella mia intensa giornata ho continui contatti con tante persone, molte delle quali arrivano proprio dalle città”.

Immersa nell’agriturismo nei pressi di S. Paolo Civitate, punto di riferimento per turisti e famiglie, dice della sua azienda agricola, produttrice di olio extravergine d’oliva biologico: “Questa prima di tutto è casa mia, non solo la mia azienda, è la casa che ha visto crescere me e i miei fratelli, che ci ha fatto nascere l’amore per la vita rurale, una vita fatta di natura, all’aria aperta, a contatto con gli animali e la terra, che ci dava da vivere”.

Nunzia, come racconti ai tuoi ospiti la “masseria didattica”?

Raccontiamo cosa significhi imparare “facendo” che vuol dire, praticamente, raccontare la nostra esperienza di vita e  le nostre abitudini, condurli in un tour in ‘casa nostra’. Questo stile di vita l’ho abbandonato negli anni strettamente necessari per condurre i miei studi di giurisprudenza, ma proprio nel 2010 da, giovane avvocato, ho deciso di tornare a casa e continuare questa avventura avviata dai miei genitori.

Ritorno alla terra…

Ebbene sì… la Terra (lo dico in maiuscolo) che mi ha dato l’opportunità di far vedere a questo territorio ostico, la provincia di Foggia, come si possa creare qualcosa di bello, come si possa coltivare bellezza e far diventare il nostro piccolo paesino, a molti sconosciuto, attrazione per molte persone provenienti da posti lontani.

“Masseria didattica”: ci spieghi quando è diventato famoso questo modo di imparare?

Oggi può sembrare quasi scontato organizzare una visita guidata in una masseria didattica ma 12 anni fa, quando io ho iniziato a parlare di masserie didattiche a dirigenti scolastici e insegnanti tante sono state le diffidenze e gli ostacoli da superare per acquisire fiducia sul nostro operato e sulla nostra professionalità.

Cioè?

“E se succede qualcosa? Ma possiamo lasciare gli alunni in luoghi così diversi dall’aula?”, queste erano le incertezze nel permettere queste visite.  Insomma non è stato semplice. Il mio impegno non era solo rivolto alla conoscenza della mia struttura ma sull’operato di tutte le masserie didattiche della Regione Puglia, su cosa fossero, su cosa fossero dei laboratori in masseria, su qualche fosse l’importanza di una visita guidata in una struttura riconosciuta. Dico “riconosciuta” perché mi scontro, ancora oggi, quotidianamente, con chi ha avuto esperienze negative in strutture che fanno didattica senza un riconoscimento.

Ti sei impegnata in questo ruolo regionale e poi com’è andata?

All’inizio la Regione non aveva ancora attivato corsi di formazione per la qualifica di “Operatore di masseria didattica”. Per me e i miei fratelli, frequentarlo a distanza di anni dall’inizio delle nostre attività ha significato passare dalla pratica alla teoria perché, a volta, ne sapevamo più dei docenti per le esperienze intense vissute.

Hai però cambiato completamente i tuoi piani per il futuro

Certo inventarsi un lavoro da zero, senza aver seguito un corso di formazione in materia, è stato difficile ma stimolante, mi ha messo duramente alla prova. In pochi anni ho deciso di lasciare lo studio legale per dedicarmi totalmente alla masseria, all’organizzazione delle visite e all’accoglienza. Il mio lavoro me lo sono inventato, tempi, modalità, offerta formativa, sono cose che ho imparato con l’esperienza e con il confronto con i miei utenti. Per tre anni ho accettato di assumere la presidenza dell’associazione “Daunia in masseria”, che rappresentava le masserie didattiche della provincia di Foggia ai tavoli regionali.

Com’era la fattoria nei mesi del Covid?

Il periodo di chiusura per covid l’ho vissuto inizialmente con grande difficoltà e sfiducia, per noi era strano vivere in primavera senza il chiacchiericcio dei bambini, senza le nostre musiche della fattoria ad accogliere l’arrivo degli autobus, senza i nostri ritmi frenetici. Allo sconforto iniziale è seguito un grande impegno, abbiamo dedicato quei mesi a rendere la fattoria più bella, ancora più accogliente, tra ristrutturazione e lavori di manutenzione, lo studio di nuove formule e menù per la nostra riapertura e lo studio.

Avete ripreso a studiare?

Si… lo studio… con i miei fratelli ho deciso di frequentare in Fad il corso per coadiutore per gli Iaa, interventi assistiti con gli animali per la fattoria sociale, e specializzarci per le attività con l’asino, che proprio in quei mesi avevamo deciso di accogliere. Un asino di Martina Franca che viveva alle Tremiti e che, a causa della pandemia, rischiava di restare senza cibo. È diventato il nostro collega di lavoro, un nuovo componente della nostra famiglia.

Quale aspetto del tuo lavoro ti affascina di più?

Oggi vivo la mia vita frenetica tra gli impegni in masseria, mi continuo a svegliare con il canto del gallo, con il raglio dell’asino che ci avvisa se c’è qualcosa che non va, da buon padrone di casa accolgo i visitatori come se fossero ospiti in casa mia, trasmetto ai bambini il mio amore per la vita di campagna e il rispetto per la Natura e gli animali, opero con disabili e anziani facendoli sentire a casa e chiamandoli per nome perché ormai per loro siamo punto di riferimento e per loro siamo quasi famiglia. La multifunzionalità non è un lavoro è uno stile di vita.