Rete solidale delle scuole di Capitanata per profughi ucraini e minori soli
Stato Donna, 14 marzo 2022. Le scuole sono state uno dei punti di raccolta di beni e alimenti di prima necessità da inviare in Ucraina da tutta la Capitanata, non si può citarne qualcuna senza il rischio di dimenticarne altre. Ma da venerdì, almeno, qualche istituto superiore della provincia di Foggia ha accolto nuovi alunni ucraini verificati i vaccini ed effettuato il tampone. Questi giovani profughi hanno trovato una rete di accoglienza e di solidarietà veicolata con piccole feste di benvenuto, mentre i primi dialoghi di approccio sono avvenuti in lingua inglese.
“Agli istituti è stato assegnato un piccolo fondo che dovrebbe servire per i mediatori linguistici e per lo sportello psicologico – fa sapere la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo Santa Chiara-Pascoli- Altamura Mariolina Goduto-, in queste circostanze le difficoltà non riguardano solo il problema della lingua”. Il colloquio con la dirigente lo riportiamo più avanti nell’articolo.
Della ricaduta del dramma ucraino che comincia a farsi sentire sulle scuole ha parlato all’Adnkronos il presidente dell’associazione nazionale presidi Antonello Giannelli: “Sebbene i numeri dei flussi in entrata siano noti solo alle Prefetture, abbiamo contezza del fatto che molte scuole, soprattutto nelle regioni del Nord-Est, sono alle prese con la prima accoglienza di bambini e ragazzi che fuggono dalla guerra. Non vi sono difficoltà particolari, anche da parte dei docenti, ci giungono racconti di accoglienza e di grande disponibilità non solo da parte del personale ma anche di intere comunità”.
Ha fatto riferimento, inoltre, alle “pratiche inclusive”, in collaborazione con enti locali, associazioni e comunità, già fiore all’occhiello della scuola e ha aggiunto: “Si pensi alle regioni che da anni, nel silenzio mediatico, accolgono i minori giunti in Italia sui barconi o quelli provenienti da altri scenari bellici”. In alcuni istituti di Foggia, per esempio il Notarangelo, c’è un alunno ucraino con un genitore russo già da alcuni anni, e comunque le necessità di mediazione linguistica, non sempre all’altezza delle richieste, riguardano nazionalità diverse, dal nord Africa all’Europa dell’est.
Va detto che alcuni alunni ospitati in Italia stanno facendo lezione in dad. Stato Donna ha ascoltato Elena Kudrya, che ha lavorato come Oss alcuni mesi ai Riuniti di Foggia, vive a S. Giovanni Rotondo, dove è attualmente impiegata in una pasticceria, e che ha preso con sé alcuni parenti giunti da Lutsk, 300 Km da Kiev, e da Leopoli. Sono due bambini di 8 anni che sono arrivati con la madre: “Fanno lezione in dad, mi sono tanto raccomandata di portare con loro il tablet, qualcuno l’abbiamo comprato. Non so se faranno lezioni tutti i giorni o un giorno sì e l’altro no, non lo so dire. So che stiamo cercando dall’Italia di dare una mano a tutti attraverso i gruppi whatsapp, qualcuno lancia degli appelli e noi ci impegniamo a trovare la rete, anche senza conoscerli. Una signora, Asia, sarà ospitata nel barese dopo la nostra mediazione dalla Capitanata”.
Mariolina Goduto fa chiarezza su questi giorni convulsi riguardo al suo istituto: “Ci stiamo organizzando con la Caritas e i servizi sociali riguardo ai profughi in arrivo”. E spiega: “Ci sono docenti che hanno dato la loro disponibilità ad accogliere bambini nelle loro case, in affidamento temporaneo, minori non accompagnati che arrivano da soli. Sono bambini che partono avendo lasciato lì una madre che assiste una persona anziana ma che hanno voluto mettere in salvo i loro figli facendoli partire”.
Circa i mediatori linguistici dice: “C’è una mancanza di queste figure, i Pon non sono continuativi per la formazione, c’è bisogno di rete con le istituzioni per rendere stabili queste figure, per incardinarle nella struttura della scuola. Stessa cosa per gli psicologi, abbiamo fatto per 10 anni ‘diritti a scuola’ cambiando continuamente lo specialista, che senso ha, non si crea quel rapporto necessario per svolgere un determinato ruolo. Inoltre mancano da noi spesso i servizi essenziali, la mensa, il trasporto che accompagna gli orari degli alunni, insomma ci sono già queste carenze per i servizi essenziali. La scuola continua ad accogliere, come sempre, con il cuore, ma vorrei sottolineare la necessità della mediazione interculturale. La nostra è una scuola che fa formazione, non solo leggere, scrivere e far di conto, e spesso lo fa al posto di altre agenzie educative”.