Stato Donna, 12 marzo 2022. Andrà in scena venerdì 18 marzo, al teatro Verdi di S. Severo, lo spettacolo “Donne della rivolta”. Racconta dell’arresto di un gruppo di donne a seguito della partecipazione allo sciopero del 23 marzo 1950 a San Severo.
All’interno della cella le confidenze, i racconti delle loro vite, il dramma dei figli abbandonati loro malgrado, il Partito e il futuro. I rapporti con un’altra donna molto lontana dal loro mondo porterà tutte le protagoniste a vivere momenti intensi ed irripetibili. L’attesa trepidante del giudizio dopo 2 anni e 13 giorni di carcere da innocenti e la liberazione. Il 23 marzo 1950, a seguito della famosa rivolta, 180 persone vengono arrestate per insurrezione armata contro i poteri dello stato e portate in carcere.
Lo spettacolo di Elvira Cannelonga e Antonella Tenace, con Marinella Buoncristiano, Elena Carafa, Gabriella Pennacchia, Antonella Tenace e la regia Francesco Gravino, focalizza l’attenzione su tre detenute. Le condizioni delle donne in carcere negli anni ‘50 sono molto difficili, tuttavia, le protagoniste emergono per temperamento e fierezza, senso di sacrificio ed integrità. Di loro si sa poco, troppo poco. Attraverso i loro racconti, lo spettatore conoscerà il senso di attaccamento al Partito, le lotte appassionate per pane e lavoro e per i diritti delle donne, l’antifascismo prima di tutto.
La storia. Il 23 marzo 1950 i lavoratori di San Severo, all’indomani di uno sciopero generale, insorsero contro le forze di polizia, innalzando barricate e assaltando le armerie e la sede del MSI. Gli scontri causarono un morto e circa quaranta feriti tra civili e militari, e l’esercito occupò coi carri armati le principali vie della città. Nei giorni seguenti, con l’accusa di insurrezione armata contro i poteri dello Stato, furono arrestate 180 persone con l’accusa di “insurrezione armata contro i poteri dello Stato”.
Nei due anni che intercorrono tra l’arresto e la loro liberazione, i loro figli, circa 70 bambini, sono “adottati” da famiglie di lavoratori del centro-nord, in segno di solidarietà sociale e politica sull’onda di un movimento collettivo di accoglienza dei figli degli incarcerati che già dal ’46 operava in Italia. Era già avvenuto per 70 mila bambini del centro e sud nel primissimo dopoguerra, tra il 1947 e il 1950, un esodo descritto da Giovanni Rinaldi nel suo libro I Treni della Felicità, e nel video documentario Pasta nera, di Alessandro Piva.
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