Stato Donna, 2 marzo 2022. Passeggiare nel silenzio delle stanze di un museo è un’esperienza che poche volte si ripete, invece la visione di un film ci offre la possibilità di approfondire alcuni dettagli e soprattutto di fruire delle informazioni necessarie infinite volte. Chi non ha mai ammirato un quadro di un artista famoso? I suoi colori, le pennellate e le sue emozioni prendono vita in quel momento, ed è un’esperienza extrasensoriale da non perdere.
Negli ultimi anni il cinema e il mondo dell’arte si sono incontrati nella produzione di numerosi film biografici su alcuni artisti famosi. L’era dei social e della comunicazione ha incentivato la curiosità sulla vita di persone più o meno famose e così anche il cinema si é messo a passo con i tempi mostrandoci la vita personale dell’artista, senza filtri, da quella sentimentale a quella artistica, passeggiando nella storia e nelle abitudini di quei tempi e quei luoghi.
Nella noia di una sera fredda e piovosa ho deciso di conoscere la vita personale di Louis Wain. Artista di nicchia, a molti il nome non direbbe nulla, magari l’immagine di un gatto estremamente umanizzato strapperebbe un sorriso e, perché no, un ricordo.
“Il visionario mondo di Louis Wain” è il nome del film, giusta sintesi della vita dell’artista, che nell’Inghilterra di fine 800 disegnava gatti antropomorfizzati, aprendo le porte di casa a un nuovo animale domestico. Con le sue immagini giocose, a volte psichedeliche, ha contribuito a trasformare la percezione dei gatti da semplici animali indispensabili per acchiappare i topi, ad animali di compagnia come sono tuttora.
L’artista soffriva di schizofrenia e per placare la sua anima inquieta si riempiva le giornate con mille passioni tra cui la box, comporre musica o creare brevetti assurdi sull’elettricità. La sua carriera artistica iniziò disegnando animali alle fiere e nella sua quotidianità, mentre era in treno o ad un colloquio di lavoro.
Wain, figlio maggiore e unico maschio tra 6 figli, rimasto orfano di padre a vent’anni si fece carico del sostentamento delle sorelle, quindi la sua semplice passione si trasformò in lavoro, divenne l’illustratore per alcune riviste, tra cui The illustrated London News. La sua vita fu molto tormentata, trovò l’amore in una donna più grande, suscitando chiacchiericcio nella società. Emily era l’istitutrice delle sorelle, in poco tempo si sposarono e andarono a vivere in una villa in campagna.
Circa tre anni dopo Emily si ammalò di cancro e poi morí, durante la sua malattia trovo sollievo con la compagnia di un gatto bianco e nero Peter che divenne subito fonte di ispirazione per Louis e rimase per sempre la base di tutti i suoi disegni.
Le ambientazioni dei suoi personaggi erano quelle classiche dell’era vittoriana, nei suoi disegni i gatti leggono, versano il té, sono estremamente antropomorfizzati, dai colori vivaci e dalle fantasie più disparate. Nel 1898 venne eletto Presidente del National Cat Club e restó in carica per oltre 10 anni. Nonostante il suo successo ebbe difficoltà finanziarie per tutta la vita, ma nonostante tutto riuscì sempre a trovare una soluzione, spesso anche grazie ai sui fans. Nel 1907 si recò a New York dove lavoró come vignettista per il gruppo editoriale Hearst.
Il film è scorrevole, la fotografia è sorprendente, sembra di entrare in un dipinto, soprattutto le scene girate nella natura hanno dei colori surreali, sembra quasi di sfogliare un libro di fiabe e immaginare dei posti così belli ma inesistenti. Attraverso il film riusciamo a rivivere le emozioni dell’artista che era costantemente in lotta con se stesso e con la società che lo circondava, ma nonostante tutto grazie all’arte riusciva a perdersi nel suo mondo e a staccarsi dalla sua triste realtà.
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