Candidate al Quirinale o dell’incauto utilizzo del mondo femminile

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Elisabetta Casellati (foto Fanpage)

Stato Donna, 29 gennaio 2022. Confesso: ci avevo un po’ creduto. All’inizio di questa partita delle elezioni presidenziali, nei proclami dei segretari di partito e di movimenti vari, era stata avanzata l’ipotesi di una Presidente donna. Non era la prima volta che si affacciava questo pensiero ma era la prima volta che questa idea pareva avesse una possibilità di concretizzarsi, al di là degli auspici semplicemente retorici.

Immediatamente dopo le prime dichiarazioni di intenti, per consuetudine secolare, le prime scelte sono state quelle di rivolgersi a parlamentari maschi, anche abbastanza anziani di età e di servizio. Senza contare l’autocandidatura del Presidente di Forza Italia, il cavaliere Berlusconi. Un atto di forza il suo, quello dell’anziano ma vitale leone, che non desidera ancora deporre lo scettro del comando del movimento da lui creato ormai da un bel po’ di anni. Un gesto che possiamo anche comprendere; non sono rari i casi dei padri fondatori di un qualcosa di significativo che fanno fatica a cedere il comando.

Lo sappiamo che qualche volta Crono ama divorare i suoi figli e Berlusconi si sente ancora in gara per il controllo del centrodestra sia nei confronti del più giovane Salvini sia verso una donna che pare crescere nell’elettorato di destra, quale è Giorgia Meloni. Questa autocandidatura del Cavaliere ha sicuramente fatto impiegare o sperperare, dipende dai punti di vista, tempo ed energia, sia ad appoggiarla, sia a contrastarla e sia anche a studiare e tenere di riserva un piano B.

Elisabetta Belloni

E dopo l’autorinuncia del Cavaliere, i nominativi sono stati pensati fra parlamentari maschi di vecchio corso. Ogni tanto si attestava la fiducia in donne in gamba da tenere in considerazione, ma  … sostanza poca. E questi giorni convulsi hanno visto veti incrociati fra i due principali schieramenti, in una idea di politica dove sicuramente il metodo di sentirsi in anticipo andava rispettato, ma dove, al di là del metodo, si è registrata una ulteriore prova di forza: nessuno schieramento desiderava dare all’altro la soddisfazione di aver azzeccato il candidato giusto.

Come porre fine a tutto ciò?  “Candidiamo una donna”, è stato detto. “In gamba, di altissimo profilo”, è stato detto e ribadito. Si è scatenato però lo stesso gioco al massacro vicendevole perché anche su questa nuova ipotesi, presentata come seria e giusta, e appoggiata in teoria come tale, si è scatenata la rissa. Solo che adesso a ingoiare il rospo non è il vecchio parlamentare di lungo corso, che possiamo immaginare deluso ma in parte abituato ai giochini nemici-amici. Ora invece sono state coinvolte persone di sicuro meno abituate a queste manfrine.

Oltre alla seconda carica dello Stato sono state mandati allo sbaraglio nominativi di donne che credo avrebbero meritato una maggiore considerazione in tutta la vicenda di proposte e dinieghi. Persino la donna a guida dei nostri servizi segreti ha dovuto leggere sui media e sui social una sorta di risonanza magnetica alla sua capacità di rappresentare la Repubblica per competenze e ruolo pregresso.Ora si torna al Mattarella bis.

Registro intanto un incauto utilizzo del mondo femminile. Chiamato come sempre a salvare situazioni al limite della rottura; familiare, sociale e ora anche istituzionale. A rattoppare, a rammendare i tessuti stracciati, come nella migliore tradizione del loro saper fare. Dovendo tra l’altro esibire sempre un curriculum vitae inossidabile. Cosa che non sempre viene richiesta ai maschi parlamentari, piccoli o grandi elettori che siano. Tutti meritano rispetto ma ricordo che abbiamo (avuto) ministri con competenze non convalidate da esperienze di lavoro nel campo in cui sono stati chiamati ad operare.

Mattarella a parte, cui va tutto il rispetto possibile, si sta perdendo una grande occasione. Quella di rendere giustizia a persone che vantano competenze a livello altissimo e che insediate oramai come professioniste in tantissimi settori della vita sociale ed economica, non hanno ancora il riconoscimento politico che meritano. Il massimo della parità – mi si passi la provocazione – si raggiungerà quando una donna senza nessuna competenza speciale potrà fare quello che ora fa un uomo con le stesse caratteristiche di poco rilievo.

Maria Teresa Perrino, 29 gennaio 2022