Stato Donna, 24 gennaio 2022. Una donna riempie il palco, le tematiche lanciate colpiscono gli spettatori, colti anche in flagranza di turbamento mentre lei interrompe la rappresentazione e, accese le luci, inizia ad interagire col pubblico con domande sempre più ficcanti.
Lei è Valentina Lodovini, attrice umbra affermata che ha incantato Cerignola. Nota per aver recitato in “Fortapàsc” e “Benvenuti al Sud”, in scena al Teatro Roma di Cerignola ha rappresentando “Tutta casa, letto e chiesa”, opera teatrale di Dario Fo e Franca Rame del lontano 1977. Ma che sembra, tuttavia, scritta pochi giorni fa.
Il tema centrale è la donna, in un taglio reso in monologo che tocca quattro diverse sfaccettature dell’anima, della condizione e della realtà muliebre. Un taglio che dopo oltre 40 anni sembra aver fermato il tempo. Le protagoniste rappresentate dalla Lodovini sono appunto quattro donne diverse. La donna vittima della gelosia e del possesso del marito, costretta all’esser casalinga e madre, eppur allegra, civettuola, capace poi di reagire; la donna vittima “dell’incintamento”, della pratica dell’aborto, della scelta sempre giudicata e semplificata dal “compagno” (in questa fase della rappresentazione l’attrice umbra ha interagito con il pubblico, incalzando due spettatori sul tema).
C’è poi la donna operaia, e al tempo stesso mamma, casalinga e moglie, che si fa carico anche delle angosce del marito, impossibilitata, però, a fare altrettanto, ma avendo la forza di rivendicarlo; in ultimo, in una scena più “fumosa”, non solo per il fumo di scena, la donna immersa nel sogno, una sorta di Alice che, nei suoi gesti innocenti, patisce la sessualizzazione di ogni suo atteggiamento, in un dialogo con un insolito “cappellaio matto”, sempre doppiato e inscenato dall’attrice.
Ne viene fuori un quadro di denuncia, forte, deciso, netto. La Lodovini, al momento del saluto, dedica la sua performance al posto lasciato vuoto in prima fila, riservato dall’associazione postooccupato.org in onore delle donne vittime di violenza. Lo spettatore, accantonata per una sera la paura per la Covid-19, felice di essere a Teatro, di aver respirato un’aria diversa, torna a casa riflettendo.
Perché dal 1977 son passati sì 45 anni, ma di passi in avanti e incontro alla donna, quantomeno su certe tematiche, la società ne ha fatti ancora pochi, forse.
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