Laura Spinelli: “Il vaccino, quell’arma in più che mi ha permesso di superare la malattia”
StatoDonna.it, 24 gennaio 2022. Ha contratto il COVID ed ora ne è uscita, senza complicanze preoccupanti e senza ricovero. Laura Spinelli, impegnata nella doppia funzione di dottoressa di medicina generale e medico di continuità assistenziale (guardia medica, come ancora spesso si dice), apparentemente è una persona che non soffre di patologie gravi o che potrebbero rendere vulnerabili rispetto al virus. Eppure, una volta contagiato dal covid, il suo organismo ha ceduto.
Se non avesse avuto già il vaccino in quella fase, la ferma convinzione della Spinelli, “non so quale sarebbe stata l’evoluzione del virus. Ritengo, quindi, che il vaccino abbia rappresentato l’arma in più che mi ha permesso di poter superare la malattia”.
La sua esperienza raccontata a Statoquotidiano.
“Avevo messo in conto il rischio di contrarre il virus data l’esposizione allo stesso derivante dalla specificità del mio lavoro. In questo periodo di picco dei contagi, in particolare.
In più, si sono verificate altre situazioni di esposizione anche nel contesto familiare. Ho due bambini ed entrambi, nelle rispettive classi a scuola, avevano avuto contatti con compagni risultati positivi al COVID e, quindi, può essere che abbiano portato a casa il virus.
Dentro le mura domestiche, inoltre, per quanto si cerchi di rispettare il più possibile le misure di difesa e di protezione, si rimane comunque in una dimensione familiare dove è difficile essere rigidi nel rispetto del distanziamento”.
Quali sono stati i sintomi che ha avvertito?
“Quando ho cominciato ad avere i primi sospetti di un eventuale contagio e dopo aver fatto il tampone con esito positivo, speravo, perlomeno, in una condizione di asintomaticità. Purtroppo ho, invece, avuto tutti i sintomi: febbre, astenia, brividi scuotenti, congiuntivite, tosse, difficoltà respiratoria, perdita di gusto e di olfatto, che ancora ora non ho recuperato del tutto”.
Come ha vissuto tale fase?
“Sono stati giorni difficili. Perché sono rimasta a casa, ma dovevo comunque mantenere attenzioni verso la famiglia. Contemporaneamente, si sono ammalate anche mia madre e mia sorella, per cui non potevo contare sull’aiuto di nessuno. E pian piano si sono positivizzati anche i miei figli”.
Non ha mai perso fiducia nel vaccino?
“No, anzi. Ringrazio il fatto che mi era già stato somministrato.
Con molta probabilità, se fossi incorsa nel virus un anno fa, quando ancora non ero stata vaccinata, sarei stata la candidata ideale alla terapia intensiva. Se quest’anno sono stata male, con livelli di saturazione dell’ossigeno scesi intorno anche a valori tra 92 e 93%, nonostante il vaccino, non oso immaginare cosa sarebbe accaduto senza.
Di solito, con valori di saturazione dell’ossigeno al di sotto dei 90, lo scorso anno si prescriveva l’ossigeno liquido e si allertava il 118 per un ricovero in ospedale. Posso dire di esserci andata vicina, quindi. Ma il vaccino mi ha aiutata ad evitare una tale situazione”.
Come ha vissuto quest’esperienza come lavoratrice e come madre?
“Ho continuato a lavorare da casa. In ambulatorio, c’era una collega a sostituirmi, ma sono comunque rimasta a disposizione dei miei pazienti, poiché i contagi sono stati tantissimi. Costantemente ero lì a cercare di supportarli non solo da un punto di vista medico. Il problema vero del COVID, infatti, è legato alle ripercussioni di carattere psicologico: tante volte chi contrae il virus cade in uno stato di ansia e di paura per il quale la cura non è solo nel farmaco, ma nella vicinanza, nelle rassicurazioni di chi ci sta accanto. Ho continuato quindi a fare il mio dovere di medico anche da casa rimanendo a disposizione dei miei pazienti, come ho sempre fatto. Ed anche per consigli e sostegno morale. Diciamo che ci siamo dati manforte reciprocamente. (Sorride)”.
Potrebbe dirci quali sono i numeri qui ad Orta Nova, rispetto ai contagi, stando alla sua esperienza?
“I contagi sono moltissimi, ma non ho un dato esatto, questo viene trasmesso dalle autorità competenti solo al Sindaco, massima autorità sanitaria locale. Quello che posso fare sono sicuramente considerazioni sull’andamento dei contagi facendo un confronto con l’anno scorso. In alcuni casi, talune persone che hanno contratto il virus lo scorso anno si sono reinfettate quest’anno. Questo perché come è noto, il vaccino protegge dalle complicanze cliniche gravi della malattia da Covid, non ci esenta dal rischio del contagio.
La cosa positiva sta nel fatto che se lo scorso anno diventava frequente la necessità di prescrivere l’ossigeno per la gravità delle difficoltà respiratorie, quest’anno tale evenienza si sta presentando raramente.
Molte volte, in questa ultima ondata, non diventa necessario nemmeno prescrivere una terapia medica, perché spesso i casi sono asintomatici o paucisintomatici, cioè con pochi sintomi spesso parainfluenzali, che nell’arco di 36 o 48 ore svaniscono. Questo a riprova del fatto che il vaccino funziona”.
Vuole dire che le stesse persone che hanno contratto il virus lo scorso anno, stanno affrontando meglio il virus quest’anno?
“Certo. Posso riportare, per esempio, il caso di una paziente che quest’anno è asintomatica, mentre lo scorso anno ha dovuto fare terapie con l’ossigeno. E posso sostenere che chi ha ricevuto almeno due dosi di vaccino ha affrontato il contagio con manifestazioni cliniche più lievi”.
Previsioni per i prossimi mesi?
“Il prossimo picco dell’influenza stagionale, di solito, si raggiunge nella seconda metà di febbraio. Sulla base di questo, si potrebbe prevedere un nuovo aumento anche dei contagi COVID in quello stesso periodo. Ovviamente, le certezze non le ha nessuno.
Nello stesso tempo, tenendo conto del fatto che in molte famiglie i contagi partivano dai più giovani, e del fatto che, al momento, i bambini stanno ricevendo il vaccino, si potrebbe ipotizzare che la situazione possa migliorare nei prossimi mesi”.
Sono molti i bambini a cui si sta somministrando il vaccino?
“Tra i miei pazienti, non registro forti resistenze da parte dei genitori rispetto alla possibilità di far vaccinare i loro bambini. Anzi, molti adulti stanno chiedendo di vaccinare i loro figli.
E, se si riuscirà a vaccinare il maggior numero di bambini, si potrà porre un argine massiccio alla diffusione dei contagi. Io credo che di questo passo diventerà più concreta la possibilità di evitare quegli isolamenti sociali che costituiscono un limite rispetto al regolare svolgimento delle attività lavorative ed economiche.
Ora il grande problema, infatti, rimane quello. Chi ha un’attività e deve rimanere a casa a causa del virus, purtroppo spesso vive, di conseguenza, difficoltà finanziarie.
Credo, dunque, che con il vaccino ai bambini ed una conseguente minore diffusione dei contagi, anche la situazione economica generale potrà trarne giovamento”.
Si dice che sarebbe necessaria anche una quarta dose.
“Io credo che almeno per qualche anno le dosi di richiamo saranno necessarie. Potrebbe diventare una regola annuale, come per il vaccino anti influenzale.
Si consideri che ci sono zone dove il vaccino non è ancora arrivato e proprio da quelle aree poi si stanno diffondendo le varianti. Penso, per esempio, all’Africa e alla variante Omicron che viene proprio da lì. Viviamo un periodo che è ancora in evoluzione con continui avvicendamenti di varianti e alla conseguente difficoltà nel gestire la situazione con regole fisse e non soggette a cambiamenti in corsa. Di fronte a questo anche il vaccino può sembrare sia ancora allo studio. E questo non perché si vogliano fare esperimenti o usare gli essere umani come cavie, ma perché sono le varianti ancora tante e sempre nuove, e che possono coglierci di sorpresa e impreparati.
Io mi auguro, che se le vaccinazioni procederanno velocemente, si potrebbe pensare anche alla quarta dose direttamente in autunno, considerando che, in generale, il virus perde forza quando si avvicina l’estate. A meno che non si presenti una variante diversa o di nuove disposizioni governative per fini di tutela della salute generale, a noi sconosciuti.
Le è capitato di relazionarsi con pazienti non convinti del vaccino che poi hanno cambiato idea?
“Pazienti che hanno cambiato idea, sì. Magari anche a seguito del mio tentativo di convincerli pur senza obbligarli.
Credo che, al di là degli obblighi imposti e delle raccomandazioni normative, faccia tanto il guardarsi intorno, il confrontarsi ed il rendersi così conto che il vaccino di per sé funziona”.
Daniela Iannuzzi