Monte San’Angelo (Foggia), 20/01/2022 – (quotidianodelsud) «AVREI voluto girare in Calabria, come ho fatto due volte con grande sostegno da parte della precedente Film Commission, che funzionava benissimo.
Ma in questo caso il supporto lo ho avuto dalla Puglia, mentre in Calabria ci sarebbero stati problemi organizzativi legati alla mancanza di strutture». Giacomo Campiotti, regista della fiction Rai “La sposa”, premiata da ascolti plebiscitari, respinge le critiche secondo cui il film tv presenterebbe un’immagine stereotipata e gretta della terra calabrese. Una polemica sorta dopo la messa in onda della prima puntata e che ruota attorno alla contestualizzazione storica (un 1967 a dir poco barbarico), che appunto dipinge il diavolo più brutto di quanto lo fosse, e soltanto in Calabria.
Insomma, senza eufemismi e il più esplicito possibile, si è girato in Puglia perché lì si lavora meglio. Sulle imprecisioni del dialetto, aggiunge: «Abbiamo fatto un lavoro imponente con un coach, Serena Rossi è stata bravissima. Del resto le chiamavano le Calabrie, basta spostarsi di un chilometro per trovare parole e accenti diversi».
La sceneggiatrice Valia Santella però ha precisato: «Non era nostra intenzione offendere nessuno, al contrario la Calabria che si identifica con Maria è solare, è quella del mare, dei valori, del legame con la terra di origine. Vorrei che si accantonassero le polemiche per concentrarsi sulla fiction, che può piacere o no». (quotidianodelsud)
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