Giovanni Zagni: “I miei dieci libri del 2021”
Gennaio, tempo di bilanci: seleziono dieci titoli tra le mie letture dello scorso anno, che nella scorsa puntata ho riassunto in una serie di grafici, attirando più di una reazione preoccupata per la mia sanità mentale. Li divido in tre categorie: romanzi in lingua italiana, saggi e grandi classici che però ho recuperato solo nel 2021.
Ho scelto i titoli più interessanti o peculiari letti entro il 31 dicembre, evitando letture troppo specialistiche: non sono esattamente i libri migliori dell’anno, ma tutti hanno lasciato una traccia. Mi lancio anche ad assegnare un voto. Trucchetto un po’ facilone, lo so, ma è per facilitare un rientro morbido dopo le vacanze.
I. Romanzi italiani
Nicola Lagioia, La città dei vivi (Einaudi, 2020). La vicenda è quella, terribile, dell’omicidio di Luca Varani, avvenuto a Roma nel 2016. Il libro scorre rapido e intenso, con quella scrittura piana e senza stile di tanti romanzi di oggi. Un esempio perfetto del midcult contemporaneo, ma la storia raccontata è fuori dal comune e Lagioia ne ricostruisce tutti i dettagli con grande precisione, direi senz’altro da cronista. Ne avevo già parlato in questa puntata, a cui rimando per una recensione più estesa. Voto: 7,5.
Bernardo Zannoni, I miei stupidi intenti (Sellerio, 2021). Uno degli esordi più interessanti dello scorso anno è quello di uno schivo ventiseienne di Sarzana: un animale (una faina) racconta in prima persona la sua vita, dominata dalla violenza e dalla crudeltà. Lo spunto è forte e originale, il ritmo è serrato, il tono ha il fascino di una fiaba cupa. Qua e là si intravedono i difetti e i limiti di uno scrittore giovane, come qualche metafora non troppo sottile, ma se il primo libro è qualcosa del genere vale senz’altro la pena di aspettare il secondo. Voto: 7,5.
Emanuele Trevi, Due vite (Neri Pozza, 2020). Il premio letterario italiano più importante dell’anno, lo Strega, è andato nel 2021 a un romanzo breve che intreccia due vicende biografiche: racconta il rapporto dell’autore con due persone (realmente esistite) che, come tutti, mescolavano tratti di grandezza e di complessa ordinarietà. Un libro che però si fa fatica a trovare davvero necessario. Ne ho parlato più a lungo in questa uscita. Voto: 6,5.
II. Saggi
Walter Siti, Contro l’impegno (Rizzoli, 2021). A uno dei più celebri ed esperti scrittori italiani quanto è di moda oggi nella letteratura cosiddetta impegnata – qualche nome: Saviano, Murgia, Carofiglio… – non piace. Il libro, in realtà una raccolta di saggi, contiene però anche diverse notevoli riflessioni sul ruolo della letteratura oggi, difendendo una sensibilità che a qualcuno potrà sembrare d’altri tempi. Come ho argomentato in questa puntata, vale decisamente la pena di sentire che cosa ha da dire Siti. Voto: 7,5.
Alberto Cairo, Come i grafici mentono (Raffaello Cortina, 2020). Nel diluvio di informazione contemporaneo, i grafici sono dappertutto. Proprio per questo è utile questo saggio di uno dei maggiori esperti di giornalismo visuale, che spiega con diversi esempi perché alcune visualizzazioni dei dati sono fuorvianti e quali sono invece le buone pratiche e gli esempi virtuosi. Una buona base di partenza per essere lettori (di grafici, ma anche di numeri in generale) più consapevoli. Voto: 7+.
Duccio Balestracci, Stato d’assedio (Il Mulino, 2021). Una storia dell’assedio nel Medioevo e nell’Età moderna – ma gli esempi di fatto vengono da tutte le epoche – costruita intorno a grandi temi (la preparazione dell’assedio, il destino dei civili, le conseguenze…) e con una straordinaria ricchezza di esempi. Ogni tanto la sequela di episodi uno dopo l’altro dà una sensazione di ripetitività, ma per gli amanti della storia è ricchissimo di informazioni. Voto: 7.
Massimo Sandal, La malinconia del mammut (Il Saggiatore, 2019). Nel lungo periodo sappiamo tutti come andremo a finire, ma anche guardando al passato non è uno spettacolo molto incoraggiante. Un libro di divulgazione scientifica di grandissimo fascino, un percorso attraverso le età della Terra seguendo il filo conduttore delle… estinzioni. Sono descritte faune e flore che sembrano uscite dai romanzi di fantascienza e che sono vissute a distanze temporali inimmaginabili da noi, si espongono le ipotesi su che fine abbiano fatto, e si racconta anche perché pure ai giorni nostri l’estinzione sia un evento assai presente e a cui dovremmo prestare parecchia attenzione in più. Uno dei libri più affascinanti del mio anno di letture (e di cui ho già parlato qui). Voto: 8.
III. Classici
Ryszard Kapuściński, Ebano (Feltrinelli, ed. or. 1998). Le celebri corrispondenze africane dell’inviato polacco Kapuściński, a tratti troppo straordinarie per essere credibili – e infatti l’autore venne accusato di avere, diciamo così, aggiustato qualche dettaglio. Più che per quanto raccontano di un continente enorme e diversissimo, un libro diventato un classico per il senso di avventura, di estraneità, di scoperta che lo domina. Mette davanti ad enigmi e interrogativi sulla natura umana, quasi un Cuore di tenebra in minore. Voto: 8.
Marguerite Yourcenar, Memorie di Adriano (Einaudi, ed. or. 1951). L’imperatore scrive il diario della propria vita: gli amori, i successi, le delusioni. Tra l’idea e la stesura finale del libro passarono circa quindici anni e gli effetti di tanto lavoro appaiono evidenti. Regnano l’equilibrio e la compostezza, anche quando i toni sono disperati. Come tutti i capolavori, parla a chiunque, raccontando una storia vecchia di secoli. Voto: 9.
Marc Bloch, I re taumaturghi (Einaudi, ed. or. 1924). Un classico scritto da uno dei più grandi storici del Novecento. La ricerca esplora il fenomeno delle presunte capacità di guarigione della scrofola attribuite ai sovrani francesi negli ultimi secoli del Medioevo. Stupisce quanto si legga ancora bene, a quasi un secolo dalla pubblicazione. Gli studi avranno fatto passi avanti, ma la curiosità intellettuale, la chiarezza e la straordinaria cultura di Bloch impressionano qualsiasi lettore. Voto: 9.
Fonte: Giovanni Zagni, Giornalista, direttore di Pagella Politica e Facta. Lettere alla Normale di Pisa e un dottorato in filologia romanza all’Università di Siena.