Barbara Angelillis, “Anche noi Statistici celebriamo Dante”
Foggia – I segni della Matematica e della Statistica anche nella Divina Commedia. E la passione per tali discipline anche in Dante Alighieri.
Perché la Matematica e la Statistica non sono semplicemente materia di calcolo freddo e uso asettico dei numeri, ma sono in grado di favorire la creatività, oltre che utili per imparare a organizzare metodi e risoluzioni di problemi.
Seguendo un progetto nazionale concepito dall’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, la professoressa Barbara Angelillis, già docente a contratto presso Unifg, esperta della materia nel suo studio di consulenza a Foggia, ha dedicato, proprio agli aspetti squisitamente matematici e statistici presenti nella Divina Commedia, delle sezioni particolari dei suoi laboratori di Statistica che organizza per gli studenti di ogni ordine e grado.
“Anche noi Statistici celebriamo Dante, nell’appena trascorso settimo centenario dalla sua morte, e non solo” le sue parole a Statoquotidiano.
“Scopo del progetto, in altre parole, è quello di evidenziare la interdisciplinarità della Matematica e della Statistica dimostrando quanto di afferente a tali materie, in termini di parole e concetti, come frequenze, occorrenze, regolarità, sia rinvenibile nell’opera del Sommo Poeta”.
È innegabile che Dante abbia lasciato un’enorme eredità alla cultura italiana, nei diversi ambiti della Letteratura, della Storia, della lingua, della politica. Ciò che non tutti sanno, forse, è che Dante, pur essendo un letterato, era un uomo che conosceva molto bene la scienza in genere e anche la matematica.
Nella Divina Commedia molti sono gli spunti di collegamento con la matematica, infatti, sia direttamente proposti da Dante, sia indirettamente rintracciabili tra i suoi passi.
Il Paradiso, per esempio, è la cantica più ricca in assoluto di riferimenti matematici.
Da rimarcare, intanto, sono i significati dei numeri presenti nella struttura tutta della Divina Commedia, divisa in 3 cantiche, ognuna divisa in 33 canti (+1 che fa da introduzione all’intera opera), dove il 3 è il numero più legato alla spiritualità, rappresentando la Trinità.
I cerchi dell’Inferno, inoltre, e i cieli del Paradiso sono 9: il 9, essendo quadrato di 3, rappresenta la perfezione massima.
Le cornici del Purgatorio sono 7, numero che rappresenta l’unione tra la spiritualità e il mondo fisico (come risultante di due altri numeri: il 3, numero divino, e il 4, numero legato al mondo materiale – infatti ad esempio 4 sono le stagioni, i punti cardinali, gli elementi naturali).
“La Divina Commedia, insomma, ad un’attenta lettura, mette in luce Dante come appassionato di aritmetica, geometria e logica matematica” ancora la Angelillis “Evidenti, per esempio, i richiami alla geometria di Euclide circa l’impossibilità a risolvere il problema della quadratura del cerchio”.
Nei versi 133-138 del canto finale del Paradiso, infatti, si legge:
“Qual è ‘l geomètra che tutto s’affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond’elli indige,
tal era io a quella vista nova:
veder voleva come si convenne
l’imago al cerchio e come vi s’indova;”
Qui Dante mette in relazione il mistero della Trinità con un altro mistero impossibile da risolvere che ha afflitto i matematici dall’alba dei tempi: proprio quello della quadratura del cerchio, che viene utilizzato da Dante anche per “sbeffeggiare” Brisso, che pensò (sbagliando) di averlo, invece, risolto.
Vie più che indarno da riva si parte,
Perché non torna tal qual ei si muove,
Chi pesca per lo vero, e non ha l’arte:
E di ciò sono al mondo aperte prove
Parmenide, Melisso e Brisso e molti,
I quali andavan, nè sapevan dove.
In sintesi, aspetto di interesse per la Angelillis: tutta la numerologia di Dante nella Divina Commedia, nel suo presentare affinità con la matematica.
“Nella società medievale il ruolo del numero, detto principuum individuationis, acquisì un’importanza considerevole, perché su di esso poggiava il principio della non casualità delle cose, secondo cui gli eventi della realtà sono da interpretare tutti come segno del progetto di Dio”.
Evidenti, inoltre, per l’esperta, gli aspetti statistici, come la ripetizione di alcune parole. E la ripetizione è proprio un concetto statistico: “perché, con la ripetizione, io posso rilevare la frequenza della ripetizione che Dante pratica in alcuni passaggi della Divina Commedia”.
Si possono ritrovare, in più, nell’opera più alta del padre della letteratura italiana, in particolare nel canto XXIX, versi 133-135, del Paradiso, riferimenti relativi all’utilizzo che faceva Dante della quantità “mille” e all’infinito, altro concetto caro alla matematica.
“E se tu guardi quel che si revela
per Daniel, vedrai che ‘n sue migliaia
determinato numero si cela”
Dante afferma qui anche che il numero degli angeli è talmente elevato che l’intelletto umano non è neppure in grado di concepirlo, e che se lui pensa alle parole di Daniele sull’argomento capirà che esse non indicavano l’esatto numero degli angeli visti, ma una quantità indeterminata.
Dante utilizza dunque il numero mille per indicare una quantità grande e per lasciarci intendere che il numero degli angeli è grande in modo umanamente inconcepibile e, quindi, infinito.
In occasione del 700esimo anniversario della morte di Dante Alighieri, l’Italia intera, su proposta del Ministero della Cultura, si è mobilitata per Parlare del Sommo Poeta nei più disparati campi del sapere: Dante e la politica, Dante e la religione, dante e la suddivisione geografica, Dante e la rappresentazione drammatica della realtà. Con elementi utili per riscoprire, in tali ambiti, la bellezza della figura del poeta fiorentino e della sua opera.
Anche la matematica e la statistica possono rientrare, a pieno titolo, in tale operazione: nel progetto ISTAT, per promuovere la cultura statistica e per migliorare la conoscenza e la comprensione dell’informazione quantitativa, come nei laboratori della Angelillis.
Daniela Iannuzzi