“Hai capito dal primo bacio che era l’uomo giusto e dal primo schiaffo no?”

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La giovanissima Antilia Abondio, autrice della lettera per una donna immaginaria, vittima di violenza (autor. aa)

La giovanissima Antilia Abondio, autrice della lettera per una donna immaginaria, vittima di violenza (autor. aa)

StatoDonna.it, 25 novembre 2021. Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: nel giorno delle attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne, la 16enne Antilia Abondio di Manfredonia ha scritto una lettera a una donna immaginaria, deceduta in seguito alle violenze subìte dal suo uomo. 

La lettera (di Antilia Abondio)

“Probabilmente non puoi sentirmi, probabilmente vorresti… ma non puoi. Ma chi sono io per dirlo? Forse in realtà puoi ascoltarmi, capirmi… so cosa hai passato, ciò che ti è capitato, cosa hai provato… non ci sono parole per descriverlo, non ci sono scuse per perdonarlo. Perché capisti dal primo bacio che era l’uomo giusto per te e dal primo schiaffo che non lo era?

Quel giorno, quel maledetto giorno, quello dove tutto iniziò. Una stupida litigata… non eri caduta dalle scale!

Quei segni non erano provocati da questo, ma volevi nasconderlo. Forse le prime volte ti è andata bene… ma poi? Continuerai a dire che non riesci a salire le scale senza cadere? Una donna non dovrebbe mai difendersi dalla persona che ama. Ciò che dovrebbe fare è amarla, essere al suo fianco e passare dei bei momenti insieme. Tanto più ci è importante la mano che ci colpisce… più ci fa male, più ci distrugge, ci fa a pezzi.

Nei tuoi occhi non si intravedeva più il blu dell’oceano, ma terrore , oscurità… le profondità di quell’oceano, che chissà cosa nasconde, qualcosa che non sappiamo, che non capiamo… non eri stanca di sentirti, In gabbia, rinchiusa, senza nessuno stimolo e con la paura di sbagliare, di agire… non eri stanca?

Non eri esausta di vedere alla specchio quel tuo corpo triste, distrutto, affranto e ricoperto di lividi, sangue.

Non eri stanca di mentire alle persone a te più care… tra cui te stessa .mentivi a te stessa. Fingevi che tutto andasse per il meglio, ma non lo era. Al suo ritorno non correvi ad abbracciarlo, a dirgli quanto ti fosse mancato per tutta la giornata, ma tremavi, solo al suono dei suoi passi, quei passi pesanti che ti si avvicinavano. Deve alzare le mani solo per accarezzarti, per spostare i capelli dietro le orecchie, per abbracciarti… queste cose le ha mai fatte?

Ora non hai più paura, non hai più terrore… ti senti leggera. Liberata di un peso. Ma avresti potuto essere una piuma anche qui, tra noi, felice, spensierata e mai spaventata”.