C’è un po’ di generazione 80-90 nella serie a fumetti di Zerocalcare

Stato Donna, 19 novembre 2021. Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, 38 anni il prossimo 12 dicembre, è fumettista e disegnatore.

Nonché ultimo degli intellettuali, come lo definiva una copertina de l’Espresso di qualche mese fa, con consequenziale pubblico e costante ludibrio da parte di Zoro negli studi di Propaganda Live, noto programma di La7, ove lo stesso “Zero” è stato spesso ospite, facendosi conoscere anche dal pubblico televisivo. Una vita trascorsa fra ripetizioni pomeridiane ai pischelli (come direbbe lui, ormai romano ma nato a Cortona, perla dell’aretino) e disegni e fumetti, tanti.

Dapprima creati per svago, per hobby, per gli amici, nella sua cameretta, poi per fiere ed eventi dedicati, e infine per il grande pubblico, appassionato e fumettista, prima, anche televisivo, oggi

Il 17 novembre è stata infatti lanciata sulla piattaforma Netflix la tanto attesa serie a fumetti, disegnata, ideata e pure doppiata da Zerocalcare. Sei episodi, di circa 15/20 minuti l’uno, che scorrono veloci, leggeri e profondi. La narrazione di un viaggio fuori Roma, fra ansie e imprevisti tipici, che si intreccia ad una narrazione postuma e colma di flashback da parte del maturo Zero, che va dalla sua infanzia ai tempi odierni; un taglio netto attraverso i vari step della sua vita ma anche di tutta la nostra generazione, quella dei nati negli ’80-’90, che poca fatica fa ad immedesimarsi in molte circostanze, emozioni, sensazioni vissute e provate da Zero e dai suoi compagni di fumetto. Gli amici Sarah, Secco, Alice e la sua “coscienza” diretta e senza remore, rappresentata da un Armadillo, magnificamente doppiato da Valerio Mastrandrea.

 

Il consiglio di chi scrive è di vederla tutta d’un fiato, per trascorrere poco più di un’ora e mezza attraverso uno slalom introspettivo, che passa dalle ansie della scuola ai problemi con l’approccio al lavoro, dai misunderstanding sentimentali alle certezze amicali, dalle frenesie del mondo che ci circonda alla comfort zone del divano, attraverso un percorso di vita che, come ci insegna questa serie, non sempre segue le linee tratteggiate, ma che si snoda fra tante fragilità interiori, e deve insegnarci a spogliarci delle ansie, al pensiero di essere solo un filo d’erba nel mondo, e a lasciare dietro tante cicatrici, ferite che non sanguinano più ma che devono ispirarci a essere forti, nella nostra fragilità; il tutto in un turbinio di sensazioni che ti avvolge e ti prende, ti fa sorridere, riflettere, e pure smoccolare un po’, come direbbe Zerocalcare…o meglio, come direbbe il sardonico Armadillo.

Benedetto Mandrone,19 novembre 2021

Redazione

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