Stato Donna, 16 novembre 2021. Sul web, in un sito chiamato ‘Valigia blu’, è apparso poco tempo fa un interessante articolo, a firma di Galatea Vaglio, in cui si sosteneva che non era poi tanto vero il fatto che le donne abbiano contato poco nella vita di relazione oltre la famiglia, ma che, al contrario, numerosissimi esempi in secoli passati e in tempi recenti dimostrano come la donna abbia in effetti esercitato il potere politico e lo abbia fatto anche bene.
L’articolo era una risposta al noto storico Alessandro Barbero, per il quale le donne dovrebbero essere più spavalde nella loro ricerca di visibilità. E nell’ottimo testo, in cui si vuole anche contestare il luogo comune dello scarso numero di donne impegnate nell’esercizio del potere, sono citati tantissimi nomi, a partire dall’antico Egitto di Nefertiti e di Cleopatra, passando per la Persia della regina Atossa, addirittura per Atene – questo abbastanza incredibilmente dal momento che l’apartheid delle donne ateniesi era particolarmente crudele -, per arrivare alle donne della dinastia di Traiano e via via, dal rinascimento in poi, a nomi che costellano tutti i manuali di storia (Maria dei Medici; Maria Teresa d’Austria; Caterina di Russia), per approdare infine al Novecento di Margareth Tatcher e alla contemporaneità di Angela Merkel.
In effetti i nomi sono tanti. Ma sono sufficienti per dire che le donne ci furono ma furono raccontate poco dagli storici; che esse esercitarono anche indirettamente il ruolo, importante, di consigliere di mariti al centro della scena e che dunque, alla fine, i conti andrebbero rivisti? Certo ci fu anche questo.
Tuttavia, se le donne furono, come lo furono, tacitate e compresse in tutte le loro manifestazioni di originalità e di individualità, se ad esse era vietato avere una voce come espressione di un pensiero pubblico, se dovevano essere subordinate ai maschi di casa in un preciso ordine patriarcale dove il maschio controlla la vita sociale e la donna controlla l’interno della domesticità, è difficile non vedere l’ambiguità del potere assegnato a queste donne che pure hanno fatto la storia. Ed è soprattutto difficile, a leggere con attenzione la storia, non vedere la pericolosità dell’esercizio del potere.
Qualche esempio. Agrippina Minore, la madre di Nerone, donna di gran carattere, che ha ucciso per creare il figlio imperatore, ha erroneamente pensato di poter guidare l’impero insieme al figlio al punto da essere raffigurata con lui sulle monete, cosa che equivaleva all’epoca ad una investitura urbi et orbi. Sappiamo che questo suo desiderio la portò ad essere uccisa da un sicario del figlio. Aveva fatto il passo più lungo della gamba.
E vediamo un attimo da vicino la vita di una regina, che ha regnato per poco, ma regina di fatto: Maria Tudor, conosciuta anche come Maria la Sanguinaria. Una vita, la sua, prima della morte del padre, vissuta nelle umiliazioni più terribili volute dal padre che a periodi la dichiarava legittima o bastarda, secondo i suoi progetti nei quali essenziale era quello di avere un figlio maschio e di accasare le femmine appena nate secondo precisi scopi politici. Una vita passata anche sotto la spada di Damocle della morte, sia quella che poteva provenire dai nemici fisiologici intorno ad un trono, sia per mano dello stesso padre, cosa che ha avuto effetti devastanti sulla sua salute.
Il fatto che alla fine sia diventata regina è del tutto secondario e casuale, in quanto era stata designata solo come seconda erede dopo l’amato figlio maschio. Divenne regina per la morte prematura del fratello quindicenne. E lo stesso si può dire della grande Elisabetta I, sorellastra di Maria Tudor, che ha dato il suo nome addirittura all’era elisabettiana.
Ma questa regina, che ha condiviso, insieme alla sorella, tutta l’assolutezza dei capricci caratteriali e politici del padre, ha dovuto rinunciare a parte della sua femminilità, rinunciando al matrimonio, alla famiglia, per essere regina ‘ma col cuore di un uomo’. Anche la sua presenza nella storia inglese si deve ad una volontà che non dipendeva in nulla da lei e da una sua scelta, processata invece e viva per miracolo nell’inferno delle corte del suo tempo.
E oggi? A fronte di una Merkel padrona della scena forse è opportuno ricordare la figura della premier pakistana Benhazir Butto, la quale, prima di prendere il potere, velata come la religione impone alle donne, ha contratto un matrimonio combinato dalla famiglia, con il quale ha rassicurato gli uomini di casa e gli uomini che dovevano votarla.
Il tema della presenza femminile nella società, nel lavoro e soprattutto in politica non perde mai, oltre al suo fascino, anche una certa necessità di indagine. Esistono ancora riserve mentali sulla capacità effettiva della donna in quanto tale di occuparsi della cosa pubblica. Lo dimostrano le quote rosa, che in qualche modo le danno vantaggi privi di reali riscontri, nella formazione delle liste elettorali, e il fatto che ancora non c’è il coraggio di indicare una donna per i ruoli veramente di prestigio nella scala della politica. E probabilmente Barbero ha ragione: le donne non devono aspettare una investitura, ma bisogna agire da sé.
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