“Un po’ clown un po’ cappellaio matto, unica nostra arma è il sorriso”
Stato Donna, 13 novembre 2021. Siamo all’ultimo anno della scuola primaria, quinta elementare. La maestra sta spiegando il senso del dono, della gratuità, cosa non semplice per dei bambini che in genere i doni li ricevono. L’istituto ha previsto di portare dei regali nel reparto di pediatria di Foggia a Natale, qualcosa cui loro hanno rinunciato o che è stato richiesto ai genitori e da destinare ai più sfortunati.
Così prende forma l’associazione il “Filo del sorriso” di Foggia che si occupa di clownterapia. “È nata il 13 maggio del 2015- spiega Rossella Murena che ne è la presidente- una data importante nel calendario, per questo la ricordo, è il giorno della Madonna di Fatima. Chiamala circostanza, coincidenza, ma ce ne sono state anche altre, giorni come l’8 dicembre in cui è successo qualcosa da ricordare. Crediamo di avere una particolare protezione mariana, ogni anno ci rechiamo all’Incoronata per ricevere la benedizione di don Gernaldo, solo a causa del Covid vi abbiamo rinunciato”.
Da una visita in ospedale alla terapia del clown, ci spieghi questo passaggio?
In visita con la classe al reparto di pediatria il primario ci disse: “Non ricordatevi di questi bambini solo a Natale”. Sono rimasta molto colpita da quelle parole, mi sono messa a cercare su Google, a informarmi su come potessi fare per creare un’associazione che si occupasse di questo settote. Con l’aiuto del mio compagno ci siamo riusciti 6 anni fa. Eravamo in 14, ora siamo in 100 iscritti, certo qualcuno è fuori all’università, qualcuno ha avuto un bambino, ma siamo cresciuti tanto. A dicembre l’ippodromo di Castelluccio dei Sauri terrà delle corse e ha scelto noi per devolvere, sono particolarmente contenta per questo
Come si diventa clown dottori?
A dicembre, con il patrocinio della Asl, terremo una tre giorni di full immersione in psicologia e psicoterapia cui seguirà l’affiancamento con alcuni esperti che curano la parte ludica. Questo è l’iter. Cerchiamo in questi corsi di far capire, soprattutto, che quest’attività di volontariato non si fa a tempo perso ma togliendo un’ora del proprio tempo.
Chi si occupa di insegnare l’aspetto ludico al “Filo del sorriso?”
Per l’aspetto ludico ci sono degli esperti del settore, in un’occasione Dino La Cecilia ha tenuto un corso di aggiornamento sulla clownerie, è il presidente del Piccolo Teatro.
Dove tu reciti come attrice, vero?
Sì, collaboro anche presso la scuola “Music Art” di Paolo Citro dove i bambini imparano l’arte del musical. Abbiamo fatto degli spettacoli musicali di genere fiabesco come Alice nel paese delle meraviglie dove io facevo il Cappellaio Matto e, nella Bella e la Bestia, ero Mrs Bric. Ora sto seguendo una scuola di canto, imparo a controllare la respirazione, a impostare la voce, una capacità sepndibile anche in teatro.
E al Piccolo teatro quali ruoli interpreti, hai delle tue interpretazioni particolari?
Faccio sempre la pazzoide, la bipolare, quella con i tic, sempre sopra le righe.
Segui il teatro in città, le altre compagnie teatrali? Una recitazione non in dialetto, com’è quella del Piccolo teatro, ti piacerebbe?
È una possibilità che non mi precludo, resto al Piccolo Teatro perché ho ancora molto da imparare. Ho recitato anche per il cinema, una battuta nel film che Pio e Amedeo hanno girato a Sant’Agata di Puglia e che è in uscita.
Un’insegnante, un’attrice, una clownterapista. Ma come riesci a star dietro a tutto in una giornata di solo 24 ore?
Torno a casa stanchissima ma contenta, prima del Covid andavamo in ospedale tutti i giorni e la domenica a Maria Grazia Barone. Adesso abbiamo scoperto altre realtà, quella della case famiglia dove ci sono ragazzi con disagi psicologici, stiamo con loro e anche con alcuni genitori. Il 21 novembre saremo alla mensa della parrocchia Gesù e Maria, il pranzo per i pù bisognosi è previsto ogni terza domenica del mese.
Incontri tristezza e situazioni sempre difficili, dove attingi la forza?
C’è un effetto boomerang, quello che fai per farli sorridere, ballare, divertirsi, ti ritorna dentro con forza immensa. Aiutiamo tanti adolescenti a riprendersi la loro vita, con i medici spesso non parlano dei loro disagi, non si crea quella giusta empatia. A volte sono gli stessi medici che ci chiamano per sostenerli in alcune situazioni. Noi riusciamo a infilarci laddove il personale medico non riesce, forse perché ci vedono con i camici colorati, non quelli seri dei dottori.
Ricordi qualche caso che ti ha colpito particolarmente?
Nel corridoio dell’ospedale c’era una donna che piangeva, mi trovavo lì in quel momento, l’ho abbracciata senza conoscerla, aveva trovato qualcuno che la capiva. Anche il il reparto di oncologia pediatrica di S. Giovanni Rotondo è un’esperienza durissima, non facile per noi. Non ci chiamiamo “clown dottori” ma “missionari del sorriso”, combattiamo come soldati una guerra contro la malattia, la nostra unica arma è un naso rosso perché appena lo metti la persona che ti sta di fronte comincia a ridere.
Dov’è nata questa tua passione per la clownerie?
Sono stata sempre un po’ clown per sdrammatizzare le mie situazioni difficili sia a livello familiare che di salute.
Qual è il tuo hobby preferito?
Fare la maestra, sono di ruolo dal 2004 e attualmente insegno alla scuola Parisi-De Sanctis. Considero un hobby il lavoro da maestra perché che mi piace tantissimo e non avrei potuto fare altro. In classe con i bambini utilizzo il sorriso.
E quando ti fanno arrabbiare?
Eh, capita. Alcune volte il “maestra!.. maestra!…maestra!” arriva da tutte le parti in classe e non sai dove girarti, ma l’arrabbiatura dura poco, è all’istante e passa subito.
Il teatro foggiano lo segui?
Certo, mi piacciono tutte le compagnie, credo che la gente dovrebbe andare più a teatro e stare meno davanti alla tv e al computer, che ovviamente io uso tanto anche per lavoro. I bambini dovrebbero essere educati sin da piccoli a questa forma d’arte. Vorrei che Foggia andasse di più a teatro, che è terapeutico, che lo amasse di più condividendo certe emozioni uniche e dal vivo.
Il ruolo che hai interpretato e che hai amato di più qual è?
Tutti, non saprei dire, forse il Cappellaio matto, anch’io mi sento così, un po’ bizzarra, sempre sopra le righe, che non segue la massa, stravagante.
Paola Lucino, 13 novembre 2021