Riccia di mare (VII). Phest: quando il corpo diventa arte
Se dovessi scegliere gli ingredienti perfetti per trascorrere una domenica alternativa in Puglia, la ricetta sarebbe semplice: sole, mare, arte.
Dite che mi piace vincere facile? Può essere.
La verità è che oltre a soddisfare la mia innata voglia di ricercare il bello in tutte le sue forme, la sfida più grande è riuscire a trasmetterla attraverso il coinvolgimento e la condivisione.
Gli amici, quelli veri, sono gli estimatori più esigenti ed esprimono sempre un giudizio sincero e spassionato:
“Ele, dove andiamo?”
“A Monopoli. C’è PHEST un festival internazionale di fotografia e arte”.
Parcheggiata Azzurra, ci dirigiamo verso il cuore del centro storico attraverso un vicolo e all’improvviso, ecco il tuffo al cuore!
Il sole splende alto e noi ci ritroviamo affacciati ad ammirare il mare da una ringhiera. Un poster giallo definisce quel punto panoramico del lungomare una Comfort Zone secondo la definizione dell’artista Tadao Cern. Per il fotografo lituano, la spiaggia è l’unico luogo dove gli esseri umani volontariamente si mettono “sotto anestesia” e si lasciano analizzare dagli osservatori che galleggiano sopra di loro.
Passeggiando sul Belvedere Portavecchia, ammiriamo le ipnotiche fotografie della milanese Paola De Grenet. Albino Beauty è una serie di ritratti di persone affette da albinismo. L’aspetto pallido e delicato testimonia la sublimazione di un canone di bellezza inedito ed inconsueto. Una condizione di minoranza raccontata attraverso volti che lottano tra silenzio e passione, piacere e dolore.
Il fulcro di PHEST è a Palazzo Palmieri. Nel maestoso cortile in stile barocco tardo-settecentesco, alzando lo sguardo al cielo, l’Alfabeto Poetico Monumentale di Tomaso Binga descrive il concetto chiave dell’artista salernitana: rimettere in questione i modelli estetici e socio-culturali legati alla rappresentazione del corpo femminile negli anni Settanta. Un corpo che invece adesso diviene lettera, linguaggio, parola e non si piega alla costruzione simbolica dell’immaginario fallocentrico.
Saliamo al piano nobile e ci addentriamo nelle stanze dalle volte affrescate: in ognuna è esposto un progetto artistico ispirato al tema di questa sesta edizione di “PHEST See beyond the sea”: l’importanza del corpo nell’arte.
La potenza seduttiva e la magnificenza della serie Onore al Nero del giordano Mustafa Sabbagh cattura, senza riserva, sguardo e anima. L’assistente di Richard Avedon immortala corpi statuari sublimandoli nel color pece e rendendoli un inno alla perfezione. Il nero, dunque, diviene emblema del perdono dal peccato originale che tutti gli esseri umani condividono.
Timidi e avvolti da un alone di vaga innocenza, i ritratti di giovani efebici alla ricerca della propria identità di genere nella serie State of Identity dell’olandese Milan Gies.
L’artista pechinese Yufan Lu con Make me Beautiful esplora il fenomeno dilagante del ricorso alla chirurgia estetica in Cina e usa la fotografia come strumento terapeutico per contrastare il self-body shaming, mentre l’allestimento immersivo Womaneroes della ceca Eliska Sky, tra luci e colori, mostra corpi femminili in chiave giocosa e umoristica. A me, le sue donne eroine hanno ricordato le antiche Potnie greche.
I colori del tramonto accompagnano la nostra passeggiata sul lungomare Santamaria.
La serie Hidden Motherhood della russa Alena Zhandarova è composta da pannelli doppi: da un lato foto di epoca vittoriana in bianco e nero, dall’altro foto contemporanee, fresche, colorate. Bambini fotografati accanto alle loro madri, con queste ultime coperte da tendaggi o drappi scuri. Emerge così la critica sociale ad un’usanza retrograda che relegava le madri al non essere meritevoli di attenzione, soprattutto se paragonate al loro bambino.
Prima di avviarci sulla strada del ritorno, ci concediamo un po’ di risate e foto briose al Porto Vecchio. In sottofondo parte “Profumo di mare” di Little Tony, ci appoggiamo al bordo di uno dei gozzi azzurri fermi sulla riva e ci diciamo che sì, è stata proprio una splendida giornata!
Tra arte, storia e buon cibo, sono felice di sapere che i miei amici hanno apprezzato la giornata che avevo proposto di trascorrere insieme: spesso dimentichiamo o peggio, non ci rendiamo conto di avere la bellezza e la meraviglia a portata di mano.