StatoDonna, 25 ottobre 2021. La raccontiamo esattamente com’è capitata. Abbiamo telefonato ad Antonietta Leccese, consigliera comunale del Pd di Torremaggiore, sabato pomeriggio. Volevamo farle un’intervista per parlare dell’esito delle amministrative, anche concordando un prossimo appuntamento. Ma partecipava a un evento che riguardava suo figlio e non aveva tempo di parlare.
“Mi interesso solo delle cose del mio Comune, non riesco a seguire molto altro”. Il giorno dopo ci arriva un messaggio whatsapp di “scuse” per la fretta, a dire il vero nemmeno necessario visto il garbo con cui aveva chiuso la telefonata. In ogni caso, dalla conversazione che ne è seguita, sempre via whatsapp e con varie pause, alcune risposte ci sono state date, e le possiamo riportare.
“È un periodo molto impegnativo fra lavoro e famiglia, sono un ingegnere, un’insegnante, presa dai crescenti impegni di mio figlio. La mia attività politica è limitata a quella amministrativa davvero concreta, ragion per cui ho dato le dimissioni da capogruppo, cosa che mi richiedeva più riunioni settimanali fotocopia tra loro”.
Era capogruppo del Pd a Torremaggiore, noi l’abbiamo conosciuta durante la campagna per le regionali lo scorso anno, 2700 voti, piazzata dopo Annarita Palmieri, di Foggia. Attualmente, con l’ingresso in consiglio regionale di due rappresentanti uomini del centrodestra deciso dal Tar, non ce l’ha fatta nemmeno la cerignolana Teresa Cicolella che ha presentato ricorso. Dunque in consiglio regionale dalla Capitanata, oggi come cinque anni fa, di donne resta solo Rosa Barone. “Una beffa per Teresa- dice Leccese- e per le donne foggiane”.
A proposito di politica e conciliazione con i tempi delle donne, prende spunto da quello che racconta di sé: “Se la mia esperienza personale può essere generalizzata, in essa vedo una delle ragioni per cui le donne non emergono in politica. Per quanto possiamo avere a fianco un uomo che ci aiuti, è il caso di mio marito, restiamo sempre le prime responsabili del focolare domestico, soprattutto per quanto riguarda la crescita dei figli, ed io ne ho solo uno. Siamo multitasking certamente, ma siamo anche estremamente concrete e la politica per diventare davvero concreta, cioè per consentire di arrivare a ruoli apicali, passa attraverso tanta, ma tanta, dispersione di tempo ed energia, ed è lì che noi donne, almeno io, ci perdiamo perché il tempo per i caffè ai bar, e soprattutto di tempo per le lunghe, e spesso infruttifere, riunioni serali e notturne, non ne abbiamo da “perdere”’.
Lo disse in campagna elettorale e lo ripete: “Gli uomini fanno squadra tra loro e noi donne non ci riusciamo, è banale ma è così. Una donna viene “messa” dagli uomini, mica dalle altre donne. Dirai “per forza, siamo poche e sparute”, ma quelle poche siamo anche battitori (battitrici, altrimenti qualche femminista fissata sulla desinenza si offende) liberi ma di quelli che poi il punto non lo segnano mica”.
In quanto alla desinenza, “la politica in Italia è femminile solo nel sostantivo, salvo poche e rare eccezioni, vedi una Meloni, di cui, per ovvie ragioni, non posso ammirare nulla, salvo che ha alle spalle un partito che le riconosce il ruolo di leader. Ma per forza, lei il partito se l’è cresciuto e foggiato su misura, nella vita fa e ha fatto solo politica come professione, differentemente da tutte noi che inseriamo la politica in un percorso già ben delineato di vita e carriera e non riusciamo ad incastrare tutte le tessere del nostro puzzle.
Una volta lessi un’intervista a Debora Serracchiani sul fallimento del suo matrimonio a causa della politica per la quale lei non c’era mai la sera e per la quale non ha dato un figlio al marito. Non credo esistano matrimoni falliti perché il marito è politico”.
Poi ogni tanto si guarda oltre confine: “Certo, e ti chiedi: e la Merkel in Germania? E la Norvegia, la Lituania, l’Islanda, la Danimarca, la Finlandia e l’Estonia, tutti paesi a guida femminile? Possibile che siano tutte donne senza figli e con matrimoni falliti? Non credo. Credo invece che siano le condizioni differenti che permettano alle donne di poter fare politica alla pari degli uomini, e poi credo che la mentalità, innanzitutto delle donne stesse, sia tale da dare credito politico a un uomo quanto ad una donna”.
A Torremaggiore ha curato il bando street art per il quale sono stati realizzati i murales in pineta, “senza eccessi di vanto, è stato solo grazie al mio ’impegno politico e professionale. Ebbene, neanche alla loro inaugurazione ho partecipato, a causa dei miei impegni personali ma resta la soddisfazione di vedermi i murales”.
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