Una prof di Stornarella alla “Festa della Scuola”, Paola Grillo si racconta

Stornarella. Un esempio di vita e nel lavoro a cui guardare, in particolare quando sta per cominciare un nuovo anno scolastico. Paola Grillo relatrice nei giorni 1-3 settembre, nel corso dell’evento, a carattere nazionale, tenutosi ad Ascoli Piceno, “La festa della Scuola”, organizzato dalle associazioni La Parola che non muore e La Voce della Scuola, che fanno capo, rispettivamente, al professore universitario e linguista Massimo Arcangeli e al professor Diego Palma. 

“Una festa della scuola che si è raccontata attraverso la voce di dirigenti, sindacalisti, politici e, soprattutto, di docenti e studenti”.

Docente di Lettere, nella scuola secondaria di primo grado nel suo paese natio, Stornarella, intellettuale e amante della lettura e dei libri “che danno la possibilità di vivere tante vite, che erano lì a farmi compagnia nei momenti difficili”, la prof dice a coloro che cercano una loro strada: “Guardatevi intorno. A volte certi esempi di vita li abbiamo a portata di mano. La pandemia, in fondo, ci ha dato questa bella opportunità: di non andare lontano e riscoprire il vicino vicino”.

Un altro risultato da lei conseguito di recente: è stata nominata Ambasciatrice della Lettura, per l’anno 2021, dal CEPELL, Centro per il libro e la lettura, istituto autonomo che fa capo al Ministero dei Beni Culturali e che organizza sul territorio nazionale eventi come Il Maggio dei Libri, Libriamo.

Come è arrivata la nomina di Ambasciatrice della Lettura?

“Avevano dato la possibilità di candidarsi con il requisito di essersi distinti per aver organizzato attività di promozione di libri e della lettura in varie categorie. Io sono rientrata in quella degli insegnanti poiché avevo organizzato eventi in tal senso sia a scuola che in parrocchia e nell’intero territorio del comune di Stornarella”. Come referente della Biblioteca “Anna Frank” dell’istituto presso cui lavora e di cui “Vado fiera perché è l’unica biblioteca agibile nel territorio del comune in cui vivo e lavoro, visto che la biblioteca comunale di Stornarella è chiusa”, Paola Grillo, per esempio, ha guadagnato alla “nostra scuola il primo posto nel Maggio dei Libri” una delle iniziative culturali del Cepell. Ed ha fondato il gruppo di lettura per adulti “Gli Spaginati”, con pagina Instagram, che ama paragonare “ad un treno dove, alle varie fermate, c’è chi scende e c’è chi sale, ma sul quale comunque si è uniti dall’amore per la lettura condividendo sensazioni ed emozioni in seppur brevi viaggi”. 

In più, racconta Paola a Statoquotidiano “aver ricevuto questo incarico significa per me anche dare un’opportunità al territorio in cui vivo per crescere culturalmente, per puntare proprio i riflettori sul nostro territorio”.  Fiera, quindi, si dice, del riconoscimento di cui è stata insignita dal Cepell. “Nello stesso tempo si tratta di un nuovo impegno. L’obiettivo è quello di creare comunità di buone pratiche per il 2021. Grazie a questo incarico sono entrata in contatto con altri Ambasciatori della Lettura, ma soprattutto con persone di un certo livello che potranno dare lustro a nuove eventuali iniziative”.

Paola Grillo conta al suo attivo anche partecipazioni, nel corso degli anni, ormai, a numerosi eventi culturali: la Fiera Più liberi più libri; Festival letterari sul territorio nazionale, tra cui il Festival della Lingua Italiana a Siena, e poi il Festival AntiContemporaneo di Cassino, a Civita di Bagnoregio. Entra a far parte con i suoi alunni del gruppo di lettura della Rai di Bari “Kairos”.

Numerosi, circa 250, inoltre, i concorsi letterari nazionali e internazionali a cui ha preso parte con i suoi alunni vincendo premi e riconoscimenti. Ha curato varie raccolte di poesie, è autrice di saggi, eppure Paola si definisce innanzitutto una professionista della Scuola: “Sono una docente per la quale la scuola è un’esperienza vissuta sulla propria pelle. Un’esperienza, cioè, che sento profondamente e a tal punto che, in vari momenti della vita, la scuola per me è diventata addirittura come una terapia e i miei ragazzi una cura curante, come amo definire loro”.

Molte volte si immagina il docente come un lavoratore sottopagato e, per questo, demotivato, che non è valorizzato. Non per Paola. “Per me la professione docente è la più bella del mondo. E forse, semmai, non ci si rende conto abbastanza della responsabilità grossissima e del dovere morale che noi docenti abbiamo nei confronti dei ragazzi che abbiamo di fronte”.

Una docente ed anche un’intellettuale. 

“Perché sono una persona che sente continuamente il bisogno di informarsi, di formarsi, di conoscere il mondo che la circonda e di riportare anche nel proprio lavoro le possibilità, legate a convegni, occasioni, persone conosciute. Questo perché per me la scuola non è soltanto ciò che si vive all’interno di un edificio. Per me la scuola è quella senza barriere, dove non ci sono muri ma soltanto finestre da cui guardare il mondo e da cui essere sempre visti, perché anche il territorio, se non guarda alla scuola come leva per poter ripartire, per poter crescere, per migliorare e progredire, non è un territorio che ha un futuro”.

Forte, il suo attaccamento al territorio.

“Vivo molto il senso di appartenenza alla comunità di cui faccio parte. Non solo quella del comune in cui vivo, ma anche quella più ampia dei Cinque Reali Siti, della Capitanata, della Puglia. Io penso che ognuno di noi abbia il proprio posto nel mondo e ci sia un perché. Dico sempre che io non credo a quelli che dicono di voler cambiare il mondo. Io dico che ognuno di noi ha il proprio posto nel mondo ed è giusto che lì operi. Quando sento dire: Non mi piace questo posto e quindi me ne vado. Io dico: Non mi piace quindi resto. Resto per cambiare quello che non va”.

E nel suo lavoro di docente questo atteggiamento si traduce in un impegno.

“Un impegno politico, come dico io. Un impegno a far crescere questo territorio dando delle radici ai ragazzi. E, per fare questo, bisogna sentirsi, come dicevo prima, intellettuali, non sentire la frustrazione di un lavoro che non piace. Io questa frustrazione non l’ho mai sentita. Sento piuttosto di svolgere una professione facendolo in modo sempre creativo, come una sfida, mettendomi sempre in gioco”.

Nel ruolo di relatrice nella 1^ edizione della “Festa della Scuola”, la profssa Paola Grillo ha puntato l’attenzione sulla necessità di raccontare e raccontarsi, su quanto è importante che la Scuola si assuma il compito di guidare le nuove generazioni nel tentativo di comprendere il tempo in cui si vive per affrontarlo quindi nel migliore dei modi. 

“La sessione in cui io ho fatto il mio intervento era intitolata La scuola si racconta. Ho parlato dell’esperienza fatta lo scorso anno durante il lockdown, vissuto, questo, come un’occasione mancata di raccontare la pandemia. L’esperienza della pandemia è stata uguale per tutti, per alcuni versi, ma ognuno può averla vissuta in modo diverso. È stata un momento emergenziale per i primi tempi, ma ora può essere fissata a ragione come un momento storico che porterà con sé dei cambiamenti e lascerà il segno. Raccontarla, dunque, serve. Non per sfogarsi, ma per impreziosire, dare un senso e fissare i segni lasciati dal COVID, per provare a capire e per valorizzare quanto è accaduto e sta ancora accadendo. Vivere un’emozione non basta. Bisogna rielaborarla. E in questo può aiutare la scrittura. E i ragazzi hanno bisogno di essere guidati, credo, nel rielaborare, nel fissare questo momento per uscirne migliori”. 

Tante, dunque, le esperienze culturali, accompagnate da tanta passione e tanto entusiasmo, nelle parole di Paola.

“Esperienze che mi hanno consentito di vivere qualcosa di più grande e che confermano che si sta seguendo la strada giusta nello sperimentare didattiche nuove con i ragazzi, quando, per esempio, si riceve un ‘brava’ dall’Accademia della Crusca o dall’Università Cattolica. Perché sperimentare, a volte, porta a rimanere soli anche nella propria scuola. Non si tratta, però, di qualcosa che ti dice che sei arrivata. Il pensiero ‘sei arrivata’ è un pensiero che noi insegnanti non possiamo permetterci di avere. Dobbiamo piuttosto pensare di essere in formazione continua”.

Daniela Iannuzzi 

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