Donne vittime di violenza, a Orta Nova c’è il Centro “Titina Cioffi” (FOTO)
Stato Donna, 5 ottobre 2021. Inaugurato ieri il Centro Antiviolenza “Titina Cioffi” con sede nel Palazzo Comunale ingresso Largo Gesuitico.
Vi si potranno rivolgere tutte le donne vittime di violenza fisica o psicologica, subita in famiglia, o in contesto di relazione diverso, recandosi personalmente negli uffici inaugurati, ma anche chiamando il numero 1522 attivo 24 ore su 24.
Servizio specializzato previsto dalla legge 15.10.2013 n° 119, il CAV, Centro AntiViolenza appunto, si propone di mettere a disposizione della donna accoglienza, protezione, supporto, per lei e per gli eventuali suoi figli.
L’iniziativa è partita grazie all’impegno dell’Amministrazione Comunale Lasorsa; il coinvolgimento dell’associazione IMPEGNO DONNA, di Foggia, che opera nel territorio di Capitanata con azioni continue di supporto alle donne vittime di violenza; il supporto del Prefetto di Foggia.
Tutto questo, soprattutto a seguito dei tristi fatti di cronaca susseguitisi, tra l’ottobre 2019 ed il gennaio 2021, che hanno visto vittime di femminicidio più donne ad Orta Nova: Filomena Bruno, accoltellata il 28 ottobre 2019; Teresa Santolupo, Valentina e Miriana Curcelli, uccise nella notte tra l’11 ed il 12 ottobre 2019; Tiziana Gentile, colpita a morte nel pomeriggio del 26 gennaio 2021.
Intervenuti all’inaugurazione di ieri, Rosa Barone, assessore al Welfare, Politiche di benessere sociale e pari opportunità, Programmazione sociale ed integrazione socio-sanitaria della Regione Puglia;
Franca Dente, presidente dell’associazione Impegno Donna; Giulia Sannolla, referente Regionale dell’area Antiviolenza;
Rosa Pedale, in rappresentanza dell’associazione Vìola Dauna; don Luciano Avagliano per la benedizione dei locali che saranno utilizzati per le attività del CAV.
A introdurre l’evento, il sindaco Mimmo Lasorsa.
Proposto dall’Associazione Impegno Donna, ad inizio evento, un cortometraggio sulla violenza alle donne, realizzato con una classe dell’Istituto di istruzione secondaria di secondo grado “Pacinotti” in un laboratorio di regia, con il regista Roberto Sepalone, finanziato con un progetto del Ministero delle Pari Opportunità. In esso, evidenziata, la necessità di stare insieme, vicini alle donne che subiscono una violenza.
La violenza sulle donne è diventata sempre più un fenomeno allarmante, purtroppo, nell’intero territorio di Capitanata e in quello della Regione Puglia. “Un fallimento sociale che chiede interventi urgenti. Bisogna lavorare sulle nuove generazioni e sull’uso cattivo che a volte fanno dei social. Importante lavorare sull’affettività con loro. Avere un CAV, significa lavorare su violenze ormai accadute, sugli esiti di una violenza ormai avvenuta. E questo rappresenta già un fallimento. Bisogna intervenire invece sui giovani e su modalità di costruire relazioni che siano sane e non più improntate alla violenza”, come ha evidenziato nel suo breve intervento, Rosa Pedale.
Donne colpite, soprattutto quelle di età compresa tra i 30 e 49 anni, in quella fase, cioè, in cui le donne più frequentemente vivono una relazione affettiva o ne stanno uscendo.
Un problema, quello della violenza sulle donne, che è da considerare una violazione dei diritti umani, e che va visto come una una responsabilità che interessa tutti, non solo le persone direttamente coinvolte.
Un problema da affrontare “facendo rete. Una rete che deve vedere coinvolte in prima linea, e insieme, tutte le istituzioni”, come nelle parole di Franca Dente.
Un problema culturale, innanzitutto, perché la violenza sulle donne molto spesso trae le sue origini da una mentalità radicata nella società odierna, ancora purtroppo, che rimane di tipo maschilista e patriarcale.
La donna, cioè, viene vista, ancora, in vari contesti, come il sesso debole che deve subire. Un problema, questo, che richiede interventi educativi di destrutturazione di una mentalità fondata sulle differenze e che favoriscano una mentalità fondata, invece, sul rispetto e sul riconoscimento della dignità e del valore della donna.
Un problema anche di tipo economico. Innanzitutto perché la violenza sulle donne spesso emerge come la risultante di una condizione di dipendenza economica della donna, dal marito, dal compagno, dalla famiglia. “Necessario, quindi, lavorare sulle policies, sui servizi alla persona, al fine di organizzare e fornire possibilità lavorative ed economiche alle donne in difficoltà”, così Giulia Sannolla che ha sposato, a livello regionale, la causa della difesa delle donne che subiscono violenza
“Nel 2020, ben 113 donne, nella nostra regione, in protezione con figli. Questo comporta aggravio su fondi dei comuni, ma abbiamo chiesto che i fondi utilizzati per le vittime di violenza rientrino nei livelli essenziali di prestazione. Non deve esserci bilancio che tenga quando si parla di protezione”.
Le donne vittime di violenza devono sentire tutti vicini e solidali sempre e da subito, senza se e senza ma.