Lavoro, “Dovete ridare tutti gli stipendi oggi stesso”: passata la ‘legge’ epocale | Restituite fino all’ultimo centesimo

Dovete restituire tutto (canva.com) - www.statodonna.it
Quando il confine legale si sfuma, le ripercussioni possono essere molto gravi. Una sentenza impone una restituzione inaspettata e totale.
Esistono delicati equilibri e confini tra ciò che è possibile fare e ciò che è giusto fare, soprattutto quando si occupa una posizione in un ruolo pubblico.
La separazione tra doveri ufficiali e necessità personali non è sempre facile da mantenere, anche se in alcune situazioni è chiaramente definita e punibile per legge in caso di reato.
Nel contesto del lavoro pubblico, poi, le regole tendono ad essere più severe di quanto si possa immaginare. Nonostante le sfide economiche affrontate da molti italiani, ci sono limiti legali che, se oltrepassati, possono portare a conseguenze gravi e durature.
Una recente sentenza illustra perfettamente il valore e il peso di tali e rigorosi confini: se rientrate in questo caso, forse dovrete restituire tutto lo stipendio!
Rigidi confini
Come riportato da Leggo.it, una funzionaria pubblica di 52 anni, impiegata part time al 70% come coadiutore amministrativo presso l’ASST Nord Milano, è stata obbligata dalla Corte dei Conti a restituire per intero gli stipendi guadagnati tra il 2018 e il 2022, per una somma pari a 12. 675,38 euro. La decisione è il risultato di un’indagine avviata nell’aprile del 2023, dopo che un dirigente medico ha segnalato all’ufficio Risorse Umane la possibilità che la collega avesse un’attività lavorativa secondaria.
L’inchiesta ha accertato che la donna, oltre al suo impiego nel settore sanitario, collaborava con Vorwerk Italia fin dal 2017, promuovendo il famoso robot da cucina Bimby, e aveva avviato un’attività di vendita online di integratori del marchio “Juice Plus+” nel medesimo periodo. A quanto pare, erano disponibili anche registrazioni video in cui l’interessata pubblicizzava attivamente i prodotti, un comportamento ritenuto sufficiente a configurare una violazione grave delle norme disciplinari.

I riferimenti legislativi
La Corte ha basato la propria decisione sul d.P.R. n. 3 del 1957, attualmente in vigore, che stabilisce che i dipendenti pubblici, anche quelli assunti con un contratto part time, non possono praticare commercio, industria, o esercitare professioni lucrative senza specifica autorizzazione. Inoltre, la legislazione proibisce l’assunzione di posti presso aziende private o la partecipazione a ruoli dirigenziali a fini di profitto; questa restrizione è direttamente legata al principio costituzionale dell’esclusività del lavoro pubblico, che richiede che i lavoratori pubblici dedichino la loro attività esclusivamente agli interessi dell’amministrazione.
Dopo essere stata sospesa per quattro mesi nel 2023 e ufficialmente dimessa a settembre 2024, la donna è stata considerata consapevole. I giudici hanno infatti evidenziato come «ha trasgredito i suoi doveri, ben sapendo di danneggiare l’amministrazione con il suo comportamento». La sentenza non prevede pene detentive, ma impone la restituzione totale degli stipendi ricevuti durante il periodo considerato non compatibile con il suo ruolo. Per cui, cari lettori, occhio ai conti.